sabato 9 luglio 2016

Nike di Samotracia

© Alessio D'Alù
La Nike di Samotracia è, a mio parere, una delle più belle statue della storia dell’arte dell’antica Grecia. Le ali spiegate e il panneggio bagnato conferiscono all’opera elementi di rara bellezza espressiva nel panorama dell’arte scultorea.
Un ricordo mi lega a questa immagine della divinità “Vittoria”: la spiegazione che il professore di storia dell’arte fece durante i miei studi liceali. Era risaputo che il docente, quando doveva spiegare questa statua, adottasse un sistema, per così dire, alternativo. Ogni studente del Ginnasio aspettava il momento in cui si sarebbe parlato di Nike di Samotracia, perché i più grandi avevano già riferito, con varie coloriture, la modalità della spiegazione dell’opera a cura del professore. Quando arrivò il giorno fatidico, assistemmo pure noi a quel rito che di anno in anno si perpetrava. E fu così che lo vedemmo salire sulla cattedra e allargare le braccia. I nostri sguardi erano esterrefatti. Non riuscimmo neanche a ridere, tanto fu lo stupore.
Bella quella spiegazione, quasi da film “Carpe diem”. Il mio è un ricordo positivo, quasi nostalgico. Non ho più incontrato persone che, per esporre qualcosa, oltre e metterci la faccia ci abbiano messo anche tutto il resto del corpo.
Fu una lezione di vita, oltre che di storia dell’arte.
 
 
 
 

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