giovedì 14 luglio 2016

Albero della vita

  © Alessio D'Alù
 
 
L’Albero della Vita, il simbolo di Expo 2105.
L’evento mondiale è riuscito a portare sul tavolo della discussione planetaria il tema della sostenibilità economica di talune scelte legate alle logiche produttive e di consumo.
Personalmente, ho provato una forte emozione accedendo alla prima sala del padiglione zero. Per poco non ho pianto. Mi è sembrato che tutto il pianeta desse il benvenuto al visitatore che, entrando, veniva accolto da immagini, suoni e colori di tutto ciò che la Terra riesce ad offrire in cambio di cura ed attenzione da parte dell’uomo. Mi sono sentito abbracciato e coccolato da tutte le materie prime di cui possiamo beneficiare e che stiamo snobbando, trasformandole in sottoprodotti della nostra più becera incapacità intellettiva. Crediamo di scoprire il modo per modificare geneticamente i prodotti della terra, ma abbiamo solo inventato un modo per sottrarci al nostro dovere di custodire la Terra.
L’idea di passeggiare per il decumano di Expo, magari portando in braccio un bimbo di pochi mesi, è l’unica alternativa possibile alla certezza che ormai abbiamo intrapreso una cattiva strada che, però, non è una via senza ritorno.
L’albero della vita rimane simbolo se mette insieme la volontà buona di mantenere sano il pianeta che ci ospita e ci da vita e la laboriosità quotidiana per inculcare nella mente delle future generazioni che la Terra è nostra madre…
 
 
 

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